Sentirsi crescere tra fiori strappati, rivoluzioni, imballaggi e speranze
Ipotesi, idee e tentativi di interpretazione su cosa vuol dire crescere, accanto a una torta ai mirtilli
Per la prima volta nella vita, in questi giorni, mi sono sentita cresciuta. È una sensazione strana, per una persona che come me si è sentita sempre in qualche modo indietro, come in una fase di allenamento perenne tra la vita da più piccola, che non mi descrive più, e la vita da adulta, che non mi appartiene ancora del tutto.
In questi giorni, invece, mi sono sentita quasi più vicina alla mia età anagrafica, giusto un po’, ancora non completamente. E credo che il motivo sia che si è spezzato di fronte ai miei occhi uno degli strati di bellezza e illusione che ricopriva il mondo. Questi strati li immaginiamo tuttɜ, in modi diversi, possono essere ideali, sogni, ricordi, il gelato preferito, una frase che ci ripetevano quando eravamo piccolɜ, uno sguardo, una carezza, il numero di telefono che ricordiamo a memoria, l'olio vero sul pane caldo, una candela accesa. E all'improvviso, uno di questi strati per me si è spezzato. Soltanto uno, certo, ne restano altri. Ma dopo un periodo intenso, fatto di tentativi e speranze, rivelazioni e fallimenti, ostinazione e desiderio, illusioni e disillusioni, è come se la mia mente fosse arrivata a un limite, un limite oltre il quale non basta più confidarsi con un’amica, comprare un piccolo mazzo di garofani, inviare TikTok sui tarocchi, né ballare a occhi chiusi ascoltando rap francese in sottofondo, per sistemare le cose.
È una sensazione strana, crescere, o forse lo è per me perché non ci sono abituata. È come svegliarsi una mattina, come ci si sveglia ogni giorno, ma accorgersi che dentro qualcosa è cambiato, che siamo più stanchɜ, più realistɜ, più distaccatɜ, forse quasi più aggressivɜ, più disillusɜ.
È una sensazione che non dura tanto ma porta con sé una consapevolezza che, invece, resta con noi. Come se quello strato di bellezza e illusione, che ricopriva il mondo fuori da noi, si fosse spezzato e i suoi resti taglienti e appuntiti si fossero sedimentati dentro di noi, rendendoci un po’ più resistenti, più abituatɜ alle delusioni, meno impermeabili alla vita.
Come il mio amico G. che, con autorevolezza e voce saggia, avvolto nel suo cardigan blu abbinato ai mirtilli con cui ha appena decorato una torta, di fronte ai miei piccoli enormi difficili ridicoli problemi mi dice: “Non ci sono domande, non ci sono risposte. Non ha senso e basta.” È quella la consapevolezza di cui sto parlando, che rende tutto un po’ meno bello, un po’ meno sensibile, un po’ meno leggero di com’era prima, quando avevamo una fiducia cieca e spensierata nel futuro e una voglia di scoperta che non era stata frenata dall’esperienza.
Canta Giuse The Lizia, che non è rap francese ma canta sempre verità:
Cerchiamo un po' di pace in mezzo a una rivoluzione / E tutti i nostri fiori si sono rovinati / Qualcuno li ha strappati / Qualcuno li ha strappati.
Crescere è come rovinarsi un po’, quel poco che basta per sentirsi diversɜ, per sentirsi cambiatɜ, una sensazione perenne e temporanea nello stesso tempo, scontrarsi (anche male a volte) con una verità e avere poi paura delle verità che seguiranno, abbassare un po’ il livello di fiducia nel prossimo, mettere un po’ di pluriball intorno alle proprie speranze.
Crescere è lasciare che i nostri fiori si rovinino, calpestati, strappati, poi magari piove e di loro resta solo qualche traccia, qualche seme sulla terra bagnata, ma i fiori restano lì e, anche se in forme diverse, continuano a concimare il terreno. Crescere è realizzare che siamo fattɜ per pochɜ, o almeno non siamo fattɜ per tuttɜ, e siamo fattɜ anche per qualcunǝ che magari ancora non abbiamo incontrato. Crescere è capire che non c’è sempre un motivo, una ragione, dietro alle cose che ci succedono, a volte succedono e basta e il tempismo e la casualità possono essere violenti.
Crescere è accettare che non ci possiamo essere per tuttɜ e questo non ci rende egoistɜ, che a volte le nostre soluzioni non sono le migliori ma sono quelle che funzionano per noi, e questo ci basta. Crescere è decidere che chi siamo oggi può essere diverso da chi eravamo ieri, perché quello che succede ci cambia, perché ascoltiamo una canzone, un consiglio, una parola che ci attraversano, e non dobbiamo giustificare questo cambiamento con nessunǝ, se è quello che sentiamo e che ci fa stare meglio.
Crescere vuol dire accogliere una complessità più complessa, dentro e fuori di noi e dellɜ altrɜ, che sono difficili da capire almeno quanto lo siamo noi. Crescere vuol dire abituarsi a vedere i fiori che vengono strappati, recisi, stropicciati, calpestati, un po’ come i nostri desideri e le nostre emozioni, ma crescere significa anche avere la consapevolezza che di fiori ne cresceranno altri, che siamo tuttɜ meno perfettɜ di quanto vogliamo o pensavamo di essere, che a volte fa male ma poi migliora, che non tutte le scelte che facciamo ci portano dove vorremmo ma non per questo smettiamo di provare, che ci sono delle persone che ci stanno accanto solo per un po’ e va bene così, che anche noi possiamo essere le persone che decidono di andare via, così come possiamo scegliere di essere le persone che decidono di restare, con o senza un mazzo di garofani in mano e la canzone giusta nelle cuffie.
Così, alla fine, mi ricordo che quello che è stato spezzato è solo uno dei tanti strati che ricoprono il mondo ma ne restano altri, fatti di bellezza, illusioni, speranze, desideri, tentativi, novità, mazzi di garofani, sorrisi che non ci hanno ancora sorriso, ultimi raggi di sole alle 9 di sera, musica indie quasi sconosciuta e altro rap francese, che adesso probabilmente suonano un po’ diversi da prima, ma raccontano comunque una storia che vale la pena ascoltare.
Così, alla fine, mi ricordo che stiamo crescendo ma anche che, in realtà, non siamo poi così grandi, che abbiamo ancora bisogno di allenamento per crescere, che c’è ancora tanto tempo per farlo, che quello strato spezzato fa male ma ci avvicina un po’ di più a noi stessɜ, che crescere può essere anche stropicciarsi e aggrovigliarsi per poi trovare una nuova forma che ci rappresenta di più, cambiare, ritrovarsi, scoprire, realizzare, scegliersi, sciogliersi, riconoscersi.